domenica 27 novembre 2011

L'Orientalista guerriero. Omaggio a Pio Filippani Ronconi



Il conte professor Pio Filippani-Ronconi (1920-2010) è stato uno dei nostri maggiori orientalisti, sanscritista di vaglia, poliglotta ineguagliabile per le lingue più complesse e difficili non solo orientali ma anche occidentali, docente in Italia e con ampi riconoscimenti all'estero, autore di traduzioni fondamentali per la nostra cultura, di libri significativi, di centinaia di interventi e conferenze, ma soprattutto uomo di valore, adorato dai suoi studenti, personaggio eclettico, un pò "folle" come lui stesso ammetteva, e quindi difficile da tenere nelle righe del conformismo accademico e del politicamente corretto; egli ha avuto il solo torto di stare, come ormai si suol dire, "dalla parte sbagliata", oltre ad avere una concezione spirituale della vita. Una personalità così non si può deimenticare quando oggi si ricordano con libri, premi, cerimonie, convegni, incontri, commemorazioni, targhe, intitolazione di scuole e di strade uomini e donne di importanza immensamente inferiore. Sicchè abbiamo pensato di ricordarlo in questo modo: con un volume di scritti in cui abbiamo avvicinato sia le testimonianze personali di vita, significative e toccanti, illuminanti, sia i saggi che vanno a esaminare i libri e le tematiche che lo hanno reso famoso, magari non tutto quello di cui era un riconosciuto esperto, ma di certo i suoi aspetti più importanti. 

martedì 22 novembre 2011


"Siamo i figli di una guerra che non abbiamo fatto... Per aver aperto gli occhi su di un mondo disincantato siamo, più di qualsiasi altro, i figli dell'assurdo. In certi giorni il non‑senso del mondo ci pesa come una tara. Ci sembra che Dio sia morto di vecchiaia e che noi esistiamo senza uno scopo... Non siamo inaciditi: partiamo dallo zero. Siamo nati fra le rovine. Quando siamo nati, l'oro si era già trasformato in pietra".

P.van den Bosch

lunedì 7 novembre 2011

Demokratìa


STRANIERO E' necessario a questo punto esaminare tale questione in questa maniera, domandandosi cioè in quale di queste costituzioni venga a essere presente una scienza concernente il governo degli uomini, che è probabilmente la più difficile e la più importante da acquisire. Occorre infatti vederla per osservare con chiarezza quali persone debbano essere distinte dal re saggio, persone che pretendono di essere uomini politici e riescono a persuadere molti, ma in realtà non lo sono affatto.
SOCRATE E' proprio così infatti, che occorre fare, come il nostro discorso ci aveva suggerito.
STRANIERO Allora, non crederemo certo che sia possibile che una moltitudine in una città possa acquisire   questa scienza?
SOCRATE E come sarebbe possibile?
STRANIERO Ma forse in una città composta di mille cittadini è possibile che un centinaio o magari cinquanta acquisiscano questa scienza in maniera adeguata?
SOCRATE Se così fosse, questa sarebbe la più facile di tutte le arti: sappiamo infatti che tra mille uomini non potrebbero mai esserci tanti eccellenti giocatori di scacchi da poter reggere il confronto con tutti gli altri Greci; figuriamoci poi i re! In base al nostro ragionamento precedente, infatti, dobbiamo chiamare uomo regio chiunque possieda la scienza regia, sia che eserciti il potere sia che non lo eserciti.
STRANIERO Ricordi bene quanto abbiamo detto prima. Proseguendo il discorso, quindi, penso che occorra ricercare in cosa consista il retto governo riguardo a una, a due, o in ogni caso a pochissime persone, qualora avvenga che sia retto.
SOCRATE Certamente.
STRANIERO Riguardo a costoro, dunque, sia che governino su persone che li accettano o contro la loro volontà, secondo leggi scritte o senza leggi scritte, su cittadini ricchi o poveri, dobbiamo ritenere, come pensavamo poco fa, che esercitino il proprio potere secondo una certa arte. Noi ritenevamo questo discorso particolarmente valido per i medici: che ci curino per nostro volere o contro la nostra volontà, tagliando o bruciando o causandoci qualche altra sofferenza, seguendo regole scritte o in assenza di regole scritte, siano essi ricchi o poveri, noi li chiamiamo tutti quanti medici, finchè essi si prendano cura della nostra salute con arte, purificandoci specialmente mediante la sottrazione o l'aggiunta di qualcosa, ma solo a patto che, per il bene dei nostri corpi, tramutando il loro stato da peggiore in migliore, riescano a salvare, ciascuno con le proprie cure, l'oggetto di tali cure. E' così e non in altro modo che stabiliremo, a mio avviso, che questo è il solo discrimine del potere medico e di ogni altro.
SOCRATE Non vi è dubbio al riguardo.


(Il Politico di Platone)

domenica 6 novembre 2011

Keller e il gruppo Yoga (Unione di spiriti liberi tendenti alla perfezione)





Guido Keller (Milano, 6 febbraio 1892 – Otricoli, 9 novembre 1929) è stato un aviatore italiano ed uno dei partecipanti all'impresa di Fiume guidata da Gabriele D'Annunzio. Fu autore di un conferenza autobiografica dal titolo Nel pensiero e nelle gesta.
Personaggio scapigliato, apparteneva ad una famiglia aristocratica milanese di origine elvetica. Nel corso della prima guerra mondiale fu ufficiale pilota del Corpo Aeronautico Militare nella 91ª Squadriglia Aeroplani da Caccia comandata da Francesco Baracca.
Fu fondatore a Fiume del gruppo Yoga - che aveva come simbolo la svastica e la rosa a cinque petali e che fu un gruppo con tendenze esoteriche e naturistiche, si oppose alla frangia reazionaria fiumana (secondo quanto evidenziano gli scritti del gruppo Yoga pubblicati su Unione di spiriti liberi tendenti alla perfezione).

"Nel novembre 1920, ad avventura fiumana ormai quasi finita, Keller e Comisso decidono di pubblicare una rivista, settimanale, per diffondere le idee della Lega di Fiume. Rifacendosi a un vago misticismo indiano allora di moda, la chiamano «Yoga», con il sottotitolo «Unione di spiriti liberi tendenti alla perfezione»; alla sua sinistra è raffigurata una svastica, l'antico simbolo ariano del sole: «La Yoga riunirà sotto il suo segno l'antichissima e misteriosa svastica, tutti gli uomini forti e fieri, che ambiscono di spezzare questi falsi idoli che sono sulla terra e nelle credenze del nostro spirito, tutti gli uomini che hanno per numi Vita e Bellezza».
Ne usciranno solo quattro numeri; il tredici, venti, ventisette novembre e il quattro dicembre. Secondo Umberto Carpi è stato lo stesso D'Annunzio a contrastarne la pubblicazione, a causa delle reazioni negative espresse dalle forze più moderate presenti a Fiume. Le idee programmatiche della rivista sono esposte in due articoli, Prolegomeni Prospettive ltaliche, privi di firma, come del resto tutti gli altri; gerente responsabile è lo stesso Keller.
In breve: il «Genio della razza italica», aristocratico, individualista, è stato pervertito dalle idee democratiche e borghesi delle «razze negative», inglesi, francesi e soprattutto ebree, che si sono infiltrate in Italia per mezzo della borghesia ottocentesca. Costoro, con il pretesto di introdurre le idee di democrazia e uguaglianza «copiate» dalla rivoluzione francese e dal positivismo «materialista», hanno creato con la grande industria una massa di schiavi. E’ necessario tornare alle autentiche tradizioni dello «spirito italico», compiutamente espresso nel Rinascimento, e basate sul Principe, l'artigianato e sul «binomio perfetto di terra e mare». La maggioranza del popolo italiano deve dedicarsi all'agricoltura, alla pesca e ai commerci, liberando «dalla schiavitù delle industrie parassitarie lo stuolo degli operai».
Emblematico di queste concezioni è il breve articolo, comparso sul n. 3 del 27 novembre 1920, in favore del nazionalista croato Stefano Radic, capo del partito dei contadini:

Le sue idee sono queste: la Croazia è una terra contadina. Il governo della Croazia deve essere scelto tra i contadini. I croati devono restare come sono: vivere della terra. Stefano Radic ha l'anima da poeta e il cervello che antivede perché sa. La Croazia sta attraversando la crisi dell'uomo di campagna presso al quale la città ingrandendosi è venuta a confinare. Egli sente i suoi vestiti e le sue scarpe e le sue mani callose come aspetti inadatti al nuovo stato, ma egli non si può mutare il cuore e se un superficiale entusiasmo e meraviglia lo turba e male lo fa considerare: dura è la sua radice. Si guardi la Croazia dall'invasione industriale, sia questa americana, francese, tedesca o italiana - pensa Stefano Radic - l'Italia sta scontando la sua leggerezza nell'aver lasciato radicare nel suo suolo i templi ed i sistemi delle razze formali, Croazia, sappi che oggi essi sono le nostre pietre più indigeste si potrebbe soggiungere noi ed ammonire.

Nell'articolo Vogliamo vivere (20 novembre 1920, n. 2) vi è una feroce denuncia dell'alienazione del lavoro salariato, per «l'esaltazione dell'individualità»:

L'operaio moderno è più libero? è più felice? No, anzi è più schiavo, è più misero, perché crede di aver migliorato le sue condizioni, perché con ogni aumento di paga e con ogni diminuzione di lavoro crede di migliorare il suo stato. mentre diventa invece sempre più schiavo, sempre più abbietto. Che cosa fai tu, che cosa senti, operaio nell'officina? Sei lo schiavo di una macchina. Dotato dalla naturadell'intelligenza di un dio e della bellezza degli angeli, ti sei abbassato a servire una macchina. Il fuochista che consuma la sua vita (VITA! VITA!), per dar cibo alla vertiginosa locomotiva o alle insaziabili fornaci dell'insensato Transatlantico... è scontento della sua paga. Con quanta ragione. oh Dio creatore! L'unico suo torto è questo, credere che esista una paga sufficiente... per tale lavoro!

In «Yoga» vi sono anche articoli di carattere letterario e artistico, ispirati da Comisso, che si rifanno alla metafisica di Giorgio De Chirico e di suo fratello Alberto Savinio. In particolare, il saggio Anadioménon di Savinio, ripreso dalla rivista romana «Valori Plastici» e una prosa di Filippo De Pisis, amico di Comisso, Asilo infantile israelitico. «Voga», come il movimento metafisica, voleva restaurare i «valori dello spirito», di contro al materialismo positivista. Per questo si oppone al futurismo che invece esalta il meccanicismo e il modernismo. E’ questa la contraddizione di Keller; ama l'aeroplano, che era l'espressione più alta della tecnologia dei suoi tempi, ma disprezza la civiltà industriale. Del resto, come D' Annunzio, concepiva il velivolo come un prodotto artigianale che doveva, ispirandosi a Leonardo, imitare il volo degli uccelli. Scrive a tale proposito Sandro Pozzi, il legionario fiumano «legato a Keller da una strana amicizia rotta da frequenti e clamorosi litigi», nella sua biografia dell'amico:

Non certo il volo meccanico, né il motore rombante e travolgente l'avevano conquiso. Egli intese nell'aviazione una possibilità di evasione spirituale, un sublimarsi ed astrarsi della materia verso i misteri più alti e più puri della natura. E fu quell'alone eroico che l'aviazione ai suoi albori (con tanti suoi olocausti pionieri) effondeva, che l'attrasse ed affascinò: egli sempre andava là dove maggiore era ilrischio e la bellezza del sacrifìcio.

In occasione della firma del trattato di Rapallo (12 novembre 1920) che sanciva un compromesso tra il governo italiano e quello jugoslavo su Fiume e la Dalmazia, Keller progetta di rapire Giolitti mentre si recava in treno all'incontro. Fallito l'improbabile piano per la defezione dei suoi «seguaci», ripiega su un gesto dimostrativo. Vola su Roma e lascia cadere un vaso da notte, con dentro un mazzo di rape, sopra il Parlamento; unito vi è un biglietto: «Guido Keller - Ala azione nello splendore - dona al parlamento ed al governo che si regge col tempo, la menzogna e la paura, la tangibilità allegorica del loro valore». Getta anche un mazzo di rose rosse sul Quirinale in onore della regina madre di cui ricorreva il compleanno, e uno su San Pietro «per frate Francesco».
L'episodio ebbe un'eco vastissima su tutta la stampa nazionale e suscitò scandalo nella stessa Fiume, dove i moderati, che stavano per avere il sopravvento, cominciarono ad emarginarlo, definendolo un «pazzoide». Solo «Yoga» lo difende con un articolo pubblicato sul n. 3 del 27 novembre 1920 intitolato significativamente Montecagorio:

Molti giornali vogliono far passare il Keller per un pazzoide, figura secondaria di Fiume. Noi ricordiamo che egli, asso della Squadriglia Baracca, inarrivabile pilota, fu tra i primi e tra i più fidi seguaci di Gabriele D'Annunzio, al quale è legato da forte affetto. In Fiume d'Italia Keller è una testa di ferro per la quale la conclusione amorosa del Tasso è una sentenza sublime che santifica le labbra della pura follia «amore tanto esser più nobile quanto è men governato dalla ragione». Egli è l'intelligenza, l'audacia, la fede= pazzia. Come tutti i buoni volatori, Keller è un folle, è un Ulisse dal «Folle volo». È, in una parola, un Italiano, indicibilmente Italiano; è un irregolare, è un eretico, tutto volitivo. Ha in sé un po' del Cecco Angiolieri e del Fanfulla, spirito bizzarro, non scettico, fiero, che da solo vale tutta la
ballonzolante moltitudine dei greppaioli di Montecagorio. E un soldato di ventura, che si batte per un soldo d'ideale e di libertà; è uno che non ha intorno al collo la corda della libertà ufficiale, né affonda nella greppia il muso ingordo con rumore di mandibole voraci. In quest'era di vigliaccheria e di vituperio della Patria Keller rappresenta fedelmente e con luce i soldati di ventura di Fiume, i belli lanzichenecchi della libertà e dell'eresia; i garibaldini spavaldi della libertà che volano e volando sputano, non dico sull'aiuola dantesca, ma sul caccatoio d' Italia e lanciano quelle spregiate crete che possono essere utilissime in ogni evenienza, a tutti i cagoia ed a tutti i Misiano dell'Italico Regno. Keller è il volatore fiumano tipico che vola con qualsiasi tempo, per ore e ore sul petroso Carso a venti metri da terra, leggendo e declamando, atterrando magari nelle doline senza minimamente scalfire le tele ed i legni del suo apparecchio; vola parlando alla sua mascotte: una civetta; vola tenendo per suo compagno di volo un paziente asinello dall'occhio umano. È un volatore magnifico."

(da L'aeronautica italiana: una storia del Novecento di Paolo Ferrari)

martedì 1 novembre 2011

Il Sistema dei Sistemi


Non vi sono nazioni, non vi sono popoli, non vi sono russi, non vi sono arabi, non vi sono terzi mondi, non c'è nessun ovest...