domenica 27 febbraio 2011

Il sogno di Von Ungern

 

"Ungern von Sternberg venne dichiarato la reincarnazione del Mahakala da parte del XIII Dalai Lama Thubten Gyatso."

mercoledì 23 febbraio 2011

Lettera di Tolkien al figlio Christopher


"Mi chiedo (se sopravviveremo a questa guerra) se resterà una nicchia, anche scomoda, per gli antiquati reazionari come me (e te). I grandi assorbono i piccoli e tutto il mondo diventerà più piatto e più noioso. Tutto diventerà una piccola, maledetta periferia provinciale. Quando avranno introdotto il sistema sanitario americano, la morale, il femminismo e la produzione di massa dell’est, nel medio Oriente, nel lontano Oriente, nell’Urss, nella pampa, nel Gran Chaco, nel bacino danubiano, nell’Africa equatoriale, nelle terre più lontane dove esistono ancora stregoni, nel Gondhwanaland, a Lhasa e nei villaggi del profondo Berkshire, come saremo tutti felici. Ad ogni modo, questa dovrebbe essere la fine dei grandi viaggi. Non ci saranno più posti dove andare. E così la gente (penso) andrà più veloce. Il colonnello Knox dice che un ottavo della popolazione mondiale parla inglese e che l’inglese è la lingua più diffusa. Se è vero, che vergogna - dico io. Che la maledizione di Babele possa colpire le loro lingue in modo che possano solo dire "baa baa". Tanto è lo stesso. Penso che mi rifiuterò di parlare se non in antico merciano.
Ma scherzi a parte: trovo questo cosmopolitanesimo americano terrificante."

(La realtà in trasparenza. Lettere 1914-1973, Rusconi, 1990, p. 76)



lunedì 21 febbraio 2011


"Il volgere verso il largo, l'affrontare intrepidamente la corrente o l'alto mare, dunque il 'navigare' è sempre apparso spontaneamente come l'atto epico per eccellenza, non pure nel senso immediato, ma anche nel senso spirituale."   

Julius Evola

   

lunedì 7 febbraio 2011

IsMEO - La Cina e l'Ordine Nuovo


Una giustizia superiore nella redistribuzione delle risorse produttive della Terra dovrebbe assicurare a ciascun Popolo le materie si cui esso possa trasfondere la sua capacità di lavoro, intesa come volontà, come intelligenza, come abilità professionale, come pazienza, come resistenza alle fatiche. Entriamo, per questo ponte, nel vivo del problema sociale. Anche qui rivoluzione originale, ordine supremamente sommovitore del mondo. Esso dice: Non vogliamo il vostro oro perchè al di sopra di esso noi poniamo un bene più sacro e più giusto: il LAVORO. E' con esso che misureremo la ricchezza degli uomini e dei popoli; con esso soltanto potranno gli uomini e i Popoli conseguire la loro parte di sole e di felicità sopra la terra.
Per la prima volta dunque gli Eserciti in marcia muovono non per conquistare il vitello d'oro ma per abbatterlo. Per la prima volta il problema assillante della redistribuzione della ricchezza sociale prende in considerazione una soluzione che viene ad eliminare dal fecondo connubio della terra e del lavoro il terzo incomodo: il denaro. Rivoluzioni – come quella francese – che bandirono il verbo dell’Eguaglianza dimenticando che l’eguaglianza può essere un traguardo di partenza ma non è mai un traguardo di arrivo; o che perseguirono – come quella comunista – la livellazione ad ogni costo giungendo al risultato di appiattire a quota zero le vette della personalità umana, non seppero scorgere né la via per detronizzare l’iniquo privilegio dell’oro né la via per elevare il lavoro umano a coefficiente unico di valutazione della ricchezza. Sono le rivoluzioni Fascista e Nazional-Socialista che affrontano con questa visione sommovitrice il processo della maldistribuzione della ricchezza sociale, ne condannano il principale colpevole che è l’oro e ne riabilitano la vittima maggiore: il lavoro.
Come si esprime in calorie il lavoro che il sole ebbe ad immagazzinare attraverso milioni di anni nelle foreste del globo, immaginiamo che si possa esprimere in unità-lavoro il lavoro produttivo trasfuso o da trasfondere in un bene lavorato, e che si possano valutare con titoli o buoni o biglietti a libera circolazione le quote di questi beni che saranno per spettare per diritto di creazione a chi li crea. Eccoci già in presenza di una moneta a corso universale costituita sulla base di capacità personali e di abilità tecniche che sono virtù insostituibili di singoli uomini o di intere Nazioni non assoggettabili né a privilegi né a monopoli né a speculazioni.
Svalutato l’oro e riabilitato il lavoro, non vi sembra di vedere ritornare per incanto, al primo tocco dell’Ordine Nuovo, la felicità nella casa dell’umile cinese, che abbia trovato desolata e sconvolta dal mostro capitalistico moderno? Chi fu ferito nel lavoro trionferà nel lavoro. Chi rimase affamato perché non aveva nelle mani altro arnese che questo, vedrà moltiplicarsi nelle sue mani i doni che solo questo arnese potrà ormai concedere. Il grido della felicità nascerà dal motivo stesso del dolore, come nelle sublimi sinfonie dello spirito. Inconsapevole, il Popolo cinese si accosterà alla mensa della sua redenzione ove siederanno, anfitrioni regali, se pur coperti ancora di ferro, di sangue e di polvere, i nuovi Crociati espugnatori della rupe dominata dall’Idra mercantile, meccanica, materialistica, plutocratica.

Signori, noi auspichiamo alla Cina di sapere scegliere da sé la strada giusta nel bivio in cui si trova il Mondo e nella confusione stessa determinata dal fragore delle armi; in mancanza di che, auspichiamo al Giappone di "infocar li suoi arcioni" per condurla a miglior porto sul lido di tranquilla operosità e di giusto ripartito benessere che il Nuovo Ordine promette ai Popoli dopo tanto travaglio. Nell’esaminare il vero interesse dell’Asia noi stessi abbiamo voluto prescindere da quelle che potrebbero essere le vedute e le posizioni di prestigio di quell’Europa di cui l’Italia è tanta parte. La verità è che non è l’Europa questa che da quattro secoli almeno non conosce solidarietà continentale per aver troppo soggiaciuto alle imposizioni ad agli intrighi di una Potenza che la Natura stessa volle di conformazione insulare quasi a dimostrare l’isolamento del suo brutale egoismo e la segregazione a cui l’Europa avrebbe dovuto addossarla prima di soffrirne tanto disastroso contagio. Questa Europa non può far suo, come buono, ciò che l’Inghilterra ha imbastito in Estremo Oriente. Deve rinnegarlo. La stessa ardua guerra che sostiene per liberarsi dai suoi mali la pone nell’obbligo morale di operare contro sé stessa in Asia come chi operi contro la propria carne pur di riuscire ad estirpare un cancro dall’intero organismo. Ciascuna Potenza europea deve sentire il dovere di sacrificare la parte che possiede nel falso tempio di interessi mercantili elevato in Cina; e ciò sia per trascinare nella demolizione la parte ben più vistosa pertinente al comune avversario e sia perché non esistono due morali nel mondo e non vi è politica solida che possa stare in piedi quando voglia reggersi sull’ambigua speculazione di opposti principi da puntellare l’uno contro l’altro facendo buone in casa d’altri le azioni condannate in casa propria.
L’inventario degli interessi materiali dell’Italia e della Germania in Cina diviene trascurabile a confronto delle luminose posizioni di prestigio che esse acquistano assidendosi col Giappone sull’alto podio da cui dovranno elargire le tavole del nuovo assetto dell’Asia. Scalzate da posizioni materiali, del resto non sempre di primo piano, esse balzeranno alla testa di posizioni politiche universali fondate sull’impero di idee insopprimibili, generatrici di fiducia, di ammirazione, di credito, di forze morali e di ascendenti sempre operanti sulle coscienze dei singoli e delle Nazioni.
Italia e Germania non importano oppio in Asia, ma pensiero.
Il loro pensiero, eccolo: Gratificare alle masse cinesi una giustizia sociale dalla quale esse hanno vissuto così lontane da non comprenderla più tra le possibilità umane; sostituire allo spirito di supina rassegnazione, in molti, ed allo spirito di scetticismo e di speculazione, in altri, il senso equilibrato delle giuste speranze; riabilitare il lavoro; difenderlo contro le aggressioni del capitale e delle industrie esterne; conciliare tra loro i parenti della razza gialla, promuovere una costellazione asiatica al posto dell’attuale bolgia di discordie e di furori; assegnare una funzione collaborativa a ciascun popolo della costellazione determinando i rispettivi apporti complementari di produzioni, di concezioni e di direzioni; inserire nel rigore della mistica nipponica il senso pieghevole della mutua comprensione e della marcia solidale verso un comune avvenire asiatico; dare sicurezza e giustificazione alla missione dei Popoli di razza gialla nel fuso dei loro meridiani, distogliendoli dalle sterili spinte laterali che essi minacciano e da cui sono a loro volta minacciati; e sopra questo nuovo orizzonte, la luce di un’idea in cui veramente si congiungono al vertice i raggi di tre grandi civiltà, latina, germanica, asiatica, chiamate a reggere con l’impero i Popoli di questo antico continente, generoso di sangue e di pensiero.

Fonte: Vincenzo Loiacono, La Cina e L'Ordine Nuovo, Roma, Istituo Italiano per il Medio ed Estremo Oriente, 1941.